I concorsi - Carlo Visconti

I concorsi - Carlo Visconti

di Carlo Visconti

C’è stato un gran parlare dei concorsi in questi mesi.

Si  è detto molto e si è letto molto.

Si sono lette le intercettazioni delle indagini relative ai concorsi per le cattedre di diritto tributario.
Si è letto di rettori indagati per aver favorito questo o quel candidato parente di qualche collega della stessa o di altre università.
Si è letto di concorsi truccati in qualche ramo della pubblica amministrazione centrale e periferica, di concorsi negli enti locali.
Si è letto di tutto.

Il Prof. Cassese ha sulla stampa manifestato con chiarezza il suo pensiero in materia di concorsi, sostenendone la necessità per contrastare la bulimia della politica di reclutare in ogni dove, soggetti con la schiena non dritta, per disporne a piacimento. Per farne propri strumenti nell’esercizio dell’attività amministrativa. E sì che molti politici rivendicano la loro indipendenza dalla burocrazia, gridando a piene tonsille che la politica deve dare l’indirizzo e l’amministrazione deve mettere in pratica le elaborazioni di indirizzo politico.

Il problema vero non sono i concorsi. Diceva Falcone che le Istituzioni camminano sulle gambe degli uomini. Se questi son di parte, se sono corrotti, se sono ignoranti, se sono approfittatori, le Istituzioni ne saranno diabolicamente influenzate.


Quando ho sostenuto il primo concorso in Magistratura, circa 42 anni fa, mi è capitato un curioso episodio.

Mi scervellavo per redigere una delle prove scritte e mi sono accorto che un distinto signore, componente  della Commissione esaminatrice, dunque un docente universitario, un avvocato o un magistrato, in piedi, accanto al candidato che sedeva davanti a me, gli stava dettando letteralmente il tema. Mi sono chiesto che cosa dovessi  fare. Dovevo fare una scenata, far finta di niente? Per fortuna la mia napoletanità è venuta a trarmi di impaccio.

“Mi scusi” faccio al distinto signore, “Può parlare più forte così sento anche io”. 

Ed allora non sono i concorsi che sono sbagliati. E’ sbagliato il modo con il quale si organizzano e con il quale vengono gestiti. E’ sbagliato il modo con il qule vengono reclutati i componenti delle Commissioni. In Tribunale si registrano le udienze e si fa la trascrizione. Perchè non si può videoregistrare una prova orale di qualunque concorso. E perché non si possono registrare i lavori delle commissioni di concorso, soprattutto quando operano nella sede non pubblica e quando compongono i verbali delle sedute. E poi le operazioni delle correzioni degli elaborati scritti dovrebbero essere veramente collegiali, con tanto di registrazione dell operazioni stesse. E poi, il massimo della provocazione,  nei maxi concorsi, le prove scritte potrebbero essere sorvegliate con telecamere. La privacy non c’entra nulla. Quando si va a fare un concorso, si sta compostamente seduti ad un tavolino, con la penna il foglio e caso mai, con i testi da poter consultare.

Quandi candidati sarebbero espulsi da accorte “zummate”?


Anche questo è elementare e dunque non sarà mai attuato.

Carlo Visconti

 



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